Articolo del tempo riguardante la zona Faro prima dell’arrivo dei Fabbro Brothers.

Ecco la storia che cambiò un’epoca. Dal Far(o) West al Glam West.

Ecco la storia di come l’area che al tempo era considerata la più pericolosa di Jesolo, oggi è diventata la Spiaggia del Faro che tutti conosciamo. È una storia vera, forse un po’ lunghetta ma epica, vi consigliamo di leggerla tutta, ne vale davvero la pena…

(In questo secondo articolo del 17 agosto 1992 la testimonianza di quanto vissuto)

Allora facciamo una fondamentale premessa…

Moltissimi di voi, soprattutto i più giovani, non sanno che trent’anni fa quando decidemmo di iniziare quest’avventura a occhi chiusi, chiamata Terrazza Mare, la Zona Faro era una zona off limits, anzi goliardicamente, e neanche tanto goliardicamente, era soprannominata il Bronx di Jesolo.

Sì perché soprattutto la Spiaggia del Faro d’estate, in particolar modo nei weekend, diventava una distesa di tende, tendine, tendone ecc., ecc., ecc.

È grande quella spiaggia giusto?

Ecco immaginatevela come un’enorme tendopoli dove l’anarchia nella maniera più totale e assoluta regnava, il che non sarebbe nemmeno stata male come idea, se non fosse che era luogo di spaccio, delinquenza, risse e chi più ne ha ne metta…

Neanche le forze dell’ordine ci giravano volentieri e all’altezza del cancello d’ingresso del locale c’era, al tempo, una pizzeria: la “ Golena”, luogo di ritrovo del popolo della Spiaggia del Faro in quegli anni, mentre Terrazza Mare era una gelateria che chiudeva presto.

Anche la viabilità era molto diversa da oggi, tutto molto più spartano. Si arrivava da una strada strettissima che aggirava il campeggio, praticamente arrivavi in Zona Faro dal frontemare, molto fico e romantico direi, anche se diventava un delirio quando, i più, cominciavano a parcheggiare a destra e sinistra della strada perché a quel punto ci passava un’auto sola: ingorghi mai visti ma che bello però! A me piaceva tanto perché quando finiva la strada frontemare si apriva la vista su questo piazzale dove si parcheggiava e vedevi in tutta la sua completezza la Spiaggia del Faro, il Terrazza Mare e la pizzeria.

Terrazza Mare era sostanzialmente la palafitta, l’esterno praticamente non c’era in termini di strutture e arredo, non esisteva niente di tutto quel che conoscete, giardino, bar, bagni all’esterno; c’era solo un “quadratone” di piastre in ghiaino con sedie e tavoli di plastica, stop! Detto questo…

Estate 1992 apre TerrazzaMare TeatroBar gestione “Fabbro Brothers”, ovvero Fizzo & Bicio!

Non vi nascondo che io e Bicio avevamo molta paura della scelta, anche perché venivamo da quattro anni di successo con il nostro primo locale, lo Spuntì Bar in piazza Drago, dove c’era sempre grande affluenza, in particolar modo jesolani, ma anche molte persone dell’entroterra: Mestre, Mogliano, Treviso…

Avevamo paura perché quando aprimmo il Terrazza Mare eravano giovanissimi, io 24 e Bicio 21 anni, ed il rischio di non riuscire nell’impresa di spostare il “nostro pubblico” in un’area malfamata, degradata e pericolosa era altissimo. Pensate che nei weekend del primo anno d’apertura sotto le colonne di Terrazza Mare la mattina trovavo sistematicamente una cinquantina di siringhe usate.

Da subito decidemmo di gestire la questione con il pugno di ferro, al cancello d’ingresso del Terrazza infatti piazzammo tre uomini della sicurezza che sitematicamente non facevano entrare il popolo del Faro che fino all’anno prima era abituato a frequentare la zona. Potete immaginare i problemi, alimentati poi dal fatto che proprio davanti al cancello d’ingresso c’era la pizzeria Golena: il loro abituale ritrovo… Avete presente? Minacce, insulti e atteggiamenti ostili indirizzati al nuovo Terrazza Mare e al pubblico che lo frequentava. Sembra impossibile ma era proprio così, sorrido ripensando anche al “mistomare” di mezzi parcheggiati: auto “fashion” nuove e luccicanti vicino a Citroen DS (il mitico squalo), Dyane, furgoncini, vespe, moto e motorini improbabili con adesivi del Cosmic e figli dei fiori, massa bel

Indubbiamente la cosa però stonava: erano due mondi completamente diversi, doveva succedere qualcosa prima o poi, era una bomba ad orologeria, avevamo invaso casa loro in effetti… quindi… la tensione era quotidiana e nei weekend saliva alle stelle, anche perché fin da subito il Terrazza era molto frequentato.

La prima parte dell’estate tutto sommato scorse liscia ma il 15 Agosto 1992 successe il fattaccio.

Ferragosto, sì il Ferragosto più brutto della mia vita.

Ricordo che quella sera non c’era molta gente in Terrazza, saranno state 250/300 persone, ed eravamo tutti sopra in palafitta a far festa: music, drinks, confusion, tuti bei alti insomma…

Ad un certo punto mi arriva alle spalle il capo della security gridando: “Luca, Luca, Luca, guarda verso il cancello, l’ho chiuso, l’ho chiuso, guarda che disastro…” mi giro e mi si gela il sangue, vedo una massa incazzata nera davanti al cancello, maaaammmma mia sssigggnorr saranno state 3/400.

Abbasso immediatamente la musica si cominciano a sentire grida, insulti, minacce, provocazioni tutte verso di noi.

In Terrazza calò il gelo, tutti sgomenti e in silenzio a guardare… era il popolo della Spiaggia del Faro che, con un’azione evidentemente premeditata, a causa della nostra “intransigenza”, protestava contro il locale e il suo pubblico…

Inoltre, a mio parere, la data non fu scelta a caso, essendo Ferragosto la città era intasata, tutte le strade bloccate e dunque era difficile per le forze dell’ordine intervenire.

Infatti chiedemmo soccorso alla forze dell’ordine ma non fummo più di tanto ascoltati …

Molto probabilmente perchè sottovalutavano la pericolosità della situazione…

Ed era solo l’inizio…

Da lì a poco comincio l’attacco, iniziarono a lanciarci bottiglie vuote ma anche piene, sassi e ancora bottiglie, sassi, bottiglie, sassi, bottiglie e sassi, eravamo sotto assedio.

Paura, tanta paura… ci urlavano di tutto, ininterrottamente.

Noi restammo barricati dentro la palafitta e sulle scale del Terrazza inerti a guardare, pregando che arrivassero le forze dell’ordine. La gente era presa dal panico, ragazze che piangevano disperate… Non esistevano i telefonini, in Terrazza avevamo il telefono a gettoni… Il panico aumentava anche perché non sapevamo dove scappare, eravamo in trappola!

Ricordo che proprio accanto al cancello d’ingresso, un’amico/cliente aveva parcheggiato una Lancia Thema nuova e fiammegiante, beh, gliela distrussero a suon di sassate…

L’assedio durò per più di due ore, sembrava un girone dantesco, se fossero esistiti smart phone e social saremmo diventati altro che virali, saremmo stati su tutti i TG nazionali e non…

Calcolate che dalle scale del Terrazza al cancello d’ingresso non si vedeva un centimetro di pavimento o asfalto del tempo, era un tappeto di vetri, sassi e bottiglie, rende l’idea?

Fatto sta che dopo due ore, a un certo punto, riuscirono ad aprire il cancello… silenzio generale, dentro di me pensai: qua ci ammazzano tutti MA… PER FORTUNA una cinquantina di nostri eroici clienti ebbero il sangue freddo, o la disperazione, di prendere i bastoni degli ombrelloni e contrattaccarono, risolvendo la questione…

Le due, chiamiamole, “fazioni” si scontrarono al cancello, mezz’ora di sangue e paura, una rissa epica, bastonate, urla, ferite dappartutt; maaammma mia che macello… Dopo una mezz’ora de pache, pugni e bastonae tanti si dileguarono e subito dopo arrivarono le volanti delle forze dell’ordine seguite dalla ambulanze. Tutto tornò sotto controllo.

Avevo un malessere e uno sconforto dentro che non si può raccontare anche perché pensai che potesse essere la fine di quell’avventura…

Chi avrebbe avuto coraggio di tornare a trovarci, mi chiedevo continuamente?

E invece, incredibile ma vero fu, la svolta…

Il Venerdì successivo quaranta baschi verdi della Finanza a presidio davanti al Terrazza e il Sabato quaranta celerini, no voea na mosca… da quel momento in poi pian piano la Zona Faro cominciò a “ripulirsi”.

Già era la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Qualche anno dopo iniziarono i lavori di bonifica della Zona Faro, del campeggio come lo vedete oggi, compresa tutta la nuova viabilità, il verde, i parcheggi… incredibile eh?

Oggi rido, per carità, ma ho ancora davanti agli occhi quelle scene di paura, quei pianti, quelle urla, quel trambusto e quelle ore interminabili di terrore…

“Ricordo che quella sera a un certo punto persi anch’io il controllo, perché vedevo in frantumi il mio sogno, andai in cucina, presi due coltelloni e cominciai a correre verso il cancello perché li volevo ammazzare tutti, per fortuna un amico mi placcò in puro rugby style!”

Luca Fizzo

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